Geoffrey Hinton avverte: l’AI dal 2026 potrebbe scatenare un’ondata di licenziamenti

Redazione

Geoffrey Hinton, il “padrino dell’AI”, avverte che dal 2026 l’intelligenza artificiale potrebbe innescare una nuova ondata di perdita di posti di lavoro, soprattutto nei lavori d’ufficio e nei servizi digitali, ma gli economisti parlano anche di un possibile “boom senza occupazione” in cui la produttività cresce senza aumentare gli organici. Diverse analisi stimano milioni di ruoli automatizzati entro il 2030, con parallelamente la nascita di nuove professioni in ambito tecnologico, sanitario, educativo e nelle filiere della transizione verde


Nel 2026 l’intelligenza artificiale potrebbe entrare in una fase di maturità tale da sostituire in modo sistematico molte mansioni oggi svolte da lavoratori umani, in particolare nei settori  ei servizi digitali.Geoffrey Hinton, uno dei padri fondatori del deep learning, paragona questo passaggio alla rivoluzione industriale: se allora le macchine hanno reso meno rilevante la forza fisica, ora l’AI rischia di erodere il valore del lavoro cognitivo ripetitivo.

Il “jobless boom” del 2026 secondo gli economisti

Economisti citati da Business Insider parlano di un possibile “boom senza occupazione” nel 2026, con aziende che aumentano produttività e utili grazie all’AI senza assumere in proporzione più personale, anzi sfruttando attrito e licenziamenti per snellire gli organici.


Un’analisi richiamata nel dibattito segnala che le imprese stanno “facendo di più con meno lavoratori”, dopo aver esagerato con le assunzioni nella fase di boom post‑pandemia e ora usando l’automazione per riallineare il personale alla domanda reale.

Quali lavori sono più a rischio (e quali in crescita)

Diversi studi stimano che entro pochi anni l’AI potrebbe eliminare fino alla metà dei lavori d’ufficio entry‑level, soprattutto attività di data entry, analisi finanziaria di base, coordinamento amministrativo e altre mansioni digitali ripetitive.research.

Allo stesso tempo, le proiezioni indicano che entro il 2030 potrebbero emergere decine o centinaia di milioni di nuovi ruoli in settori come AI, data analytics, cybersecurity, sanità, istruzione e clean energy, compensando solo in parte i posti persi e creando una forte selezione sulle competenze.research.

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