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La geopolitica riscrive le regole del cyber
Titolo: La Sicurezza Informatica nella Geopolitica: Una Nuova Dimensione di Conflitto
Il cyber non è più solo una dimensione tecnica del conflitto, ma è diventata un’infrastruttura strategica. La competizione tra USA e Cina sui semiconduttori e l’intelligenza artificiale, la guerra Russia-Ucraina e la governance europea sono solo alcuni esempi di come la sicurezza informatica sia diventata una parte fondamentale della geopolitica.
La competizione USA-Cina è sempre più una partita sui colli di bottiglia, come i chip avanzati, gli strumenti di fabbricazione, il cloud e l’intelligenza artificiale. Il fattore destabilizzante non è solo il “divieto”, ma la volatilità della politica: licenze, eccezioni, enforcement e ritorsioni diventano variabili operative per intere filiere. In Europa, la risposta strutturale è regolatoria, con norme come il NIS2 e il Cyber Resilience Act, ma il tema è il tempo: recepimenti e implementazioni disomogenei producono una postura a macchia di leopardo.
Il Mar Nero è un punto di contatto tra interessi militari, energetici e logistici, dove cyber e ibrido si intrecciano. La parola chiave è infrastruttura: anche senza “hacking spettacolare”, basta rendere più costosi e rischiosi trasporto, assicurazione, manutenzione e compliance per ottenere effetti strategici. Israele è sotto stress per la situazione regionale, ma il comparto cyber continua a rappresentare un asset di capacità e di mercato.
Per chi lavora in sicurezza, alcuni indicatori ricorrenti sono: volatilità normativa su export controls e controlli tecnologici, concentrazione dei colli di bottiglia, disruption fisica su nodi logistici ed energetici, frammentazione regolatoria nell’UE e consolidamento del mercato su identity e cloud security. La tesi è semplice: cyber e geopolitica condividono ormai la stessa supply chain. Le imprese devono trattare la cybersecurity come risk management geopolitico, non come sola IT security.












